Pensavo fosse un modo di imparare meglio alcuni esercizi, sacchettini, acquerelli, movimenti… Ho scoperto un mondo. E una grande discepola di Rudolf Steiner che non viene rispettata e conosciuta per ciò che è stata: una ricercatrice infaticabile, una antroposofa profonda e una studiosa piena di intuizioni, capace di portare quelle ispirazioni nella pratica della vita. Perché Audrey McAllen era una maestra e una donna, due condizioni che favoriscono il dialogo tra spirito e materia e – forse – alimentano il pregiudizio sul suo lavoro.

disegniELMcAllen ha ideato gli esercizi dell’Extra Lesson (La lezione in più) per aiutare i molti bambini che un medico autorevole come Norbert Glas le inviava dopo averle provate tutte. Siamo nell’Inghilterra degli anni Settanta, l’incubatrice delle difficoltà evolutive e dei disturbi di apprendimento che oggi dilagano. Nei decenni successivi molti hanno attinto ai suoi suggerimenti e Extra Lesson è una pratica diffusa in tutto il mondo, non solo Waldorf, con riconoscimenti accademici (corsi universitari, master, etc) e quotidiani: i bambini stanno meglio! Perché pian piano tornano ad abitare la casa corporea che con fatica ogni anno maggiore sentono essere veramente la propria dimora. Lo sappiamo: l’iperstimolazione neurosensoriale, l’alimentazione avvelenata, l’assenza di ritmo, la sedentarietà forzata sono attacchi giganteschi alle forze infantili. Ma ci dev’essere altro, se è vero che anche molti bambini cresciuti in famiglie consapevoli e ambienti nutrienti presentano bisogni individuali.

McAllen è partita da qui. Dal gesto primo di ogni insegnante, educatore, terapeuta: l’osservazione. E si è messa a studiare, a meditare l’antroposofia. Così sono nati gli esercizi che lei propone: le spirali rosse e blu, gli esercizi con le verghe, i disegni o gli acquerelli, i movimenti e le manipolazioni e quelli che ci invita a creare al cospetto dei bambini che ci vengono incontro. Ma dietro, sotto (o sopra?) ci sono il dispiegamento dei corpi costitutivi, gli studi cristologici di Steiner e la relazione archetipica che lega ogni essere umano alle correnti dell’organismo Terra. O meglio: l’eterico di ogni essere umano all’eterico della Terra. Perché l’educazione è ad un bivio e ogni insegnante lo sa.

Sa che dominanze incrociate, disturbi dell’attenzione, difficoltà a passare velocemente dalla tridimensionalità alla bidimensionalità del foglio, mancato ancoraggio dei tre piani spaziali e insufficiente integrazione dei processi vitali e delle barriere mediane (avete presente i bambini che tengono il quaderno tutto a destra?) sono il risultato in età scolare di mancati ancoraggi del primo settennio, di una insufficiente interiorizzazione di tappe evolutive, dai riflessi primari ai sensi basali, dai processi vitali alla manualità ormai ridotta al digitare.

Proporre con consapevolezza e conoscenza un percorso Extra Lesson ai bambini vuol dire dunque lavorare nella prevenzione (strumento fondamentale per gli educatori del primo settennio) e nella possibilità di una seconda chance, là dove i bambini possono riappropriarsi di quelle tappe “mancate”.

Per questo è scorretcorsisteELto da tutti i punti di vista ridurlo a “metodo”, ad un manualetto di esercizi meccanici. Chi si prende la briga di superare il preconcetto che in Italia circonda McAllen e i corsi sulla “Lezione in più” scoprirà che sono l’e
sito concreto e visibile di un approfondimento conoscitivo mirabile, colpevolmente trascurato. E che c’è molto da ricercare, proprio perché siamo in un vero cammino pedagogico antroposofico. Lo dimostrano tutti i suoi libri (Sleep, Teaching how to write, The ear, Reading Children’s Drawings, Take Time) e forse anche l fatto che l’unico suo testo tradotto in italiano sia proprio La lezione in più (da noi pubblicato da Educazione Waldorf Edizioni).
Sperimentare in prima persona le sue indicazioni durante il corso di perfezionamento tenuto da Eva Ujlaky per Semi di Futuro ha risvegliato in tutte noi allieve entusiasmo e nuove domande. E ha dato strumenti fondamentali per sostenere i bambini di oggi: bambini in difficoltà con il proprio centro, bambini che presentano caratteristiche individuali potenti, quasi reclamando una via individuale all’apprendimento o al gioco. Bambini che chiedono un passo e una trasformazione personali, ma anche un cambio di passo e una trasformazione al movimento pedagogico che proprio quest’anno festeggia i suoi primi 100 anni. Che la prima sfida sia quella di un dialogo, di un incontro, di un fluire tra la pedagogia generale e la pedagogia dedicata? Se cerchiamo modelli o pionieri, Audrey McAllen è sicuramente tra questi.

Stefania Chinzari