Il bambino piccolo basa tutta la sua esperienza a partire dai sensi che sono le sue finestre su un mondo tutto da scoprire ma, rispetto a noi adulti, ha un’esperienza totalmente differente di ciò che questi gli portano incontro.

Ad esempio, quando un neonato succhia il latte materno, l’esperienza gustativa viene vissuta da tutto il corpo del bambino e si manifesta nel rilassamento e godimento totalizzante: il senso del gusto va infatti ben oltre il palato, la bocca e lo stomaco e arriva fin nelle manine e nei piedini.
Così, quando ascolta una voce che riconosce, il bambino piccolo è afferrato da una gioia che non si ferma all’espressione del sorriso sul visetto, ma possiamo dire che sorrida con tutto il corpo, il quale viene percorso da un movimento gioioso.
Lo stesso accade quando il bambino più grandicello ascoltando una musica particolarmente ritmata non può fare a meno di mettersi a ballare in maniera spontanea.
IMG_2306Si comprende allora il motivo per cui consideriamo il bambino piccolo come un grande organo di senso: in lui ogni esperienza si riflette nella totalità dell’essere, e solo a poco a poco si fa strada una coscienza individuale, sempre più interiorizzata, nella quale le esperienze trovino uno spazio definito e siano sempre più guidate e dominate dall’Io del bambino.

Personalmente immagino l’Io come un comandante che dalla sala dei bottoni riceva da tutti i suoi sensi le informazioni su ciò che avviene fuori e dentro di sé, e collegandole tra loro, crei giudizi sempre più personali e maturi.

Attraverso l’antropologia di Rudolf Steiner veniamo a conoscenza di altri sensi, oltre ai cinque già noti, che sono basilari nell’esperienza del bambino e in seguito dell’adulto:

  • il senso del proprio movimento, ovvero la conoscenza della posizione del proprio corpo in rapporto allo spazio (cinestesia);
  • il senso della vita o del benessere, che ci permette di sentire se stiamo bene o se siamo malati (cenestesi);
  • il senso dell’equilibrio conosciuto e localizzato nei canali semicircolari dell’orecchio interno e che è di fondamentale importanza per mantenerci nella verticalità che è propria dell’essere umano.
  • il senso del calore, che ci permette di penetrare più intimamente nell’essenza di un oggetto;
  • il senso del linguaggio che il bambino esercita già nei primissimi giorni di vita e che gli permette di distinguere già appena nato il linguaggio umano da ogni altro suono;
  • il senso del pensiero altrui: esso permette di collegarci intimamente con il pensare di un altro essere umano, non solo perché ne comprendiamo il linguaggio ma anche perché vogliamo legarci in intima unione con i concetti che vivono nell’altro;
  • il senso dell’io altrui che ci collega ad altri esseri umani riconosciuti a partire dal loro Sé più profondo.

Questa descrizione schematica non riflette la complessità di ciascuno di questi campi di esperienza, per i quali, così come per tutto quello che riguarda l’essere umano, è necessario considerare l’ambito fisico, quello psichico (animico) e di coscienza (spirituale). Tratteremo più approfonditamente ognuno dei sensi appena descritti.

A cura della dott.sa Valeria Vincenti