Intervento della dottoressa Valeria Vincenti all’incontro online dell’Associazione Italiana per la Pedagogia Curativa e la Socioterapia Antroposofiche del 5/09/2020
Questa potente frase del caro maestro e collega dott. Giuseppe Leonelli, dal momento in cui mi è stata comunicata, è stata evocatrice di riflessioni riguardo a molti aspetti della vita quotidiana, alcune delle quali vorrei condividere con voi.
Innanzitutto, mi sono chiesta: cosa vuol dire “passaggio”? Agire di un passo è passaggio, ma anche attraversare, passare oltre, andare da un luogo all’altro.
E’ transito, viaggio, movimento senza soste, cambiamento di stato, come l’acqua dal ghiaccio. La Pasqua era per gli ebrei il passaggio dell’angelo sterminatore e la liberazione dalla schiavitù in Egitto, per i Cristiani la resurrezione.
A quanti passaggi andiamo incontro nella nostra vita?
Possiamo vedere il passaggio dal sonno alla veglia che attuiamo ogni giorno, e quello del nascere e del morire, del venire al mondo e del lasciare il mondo, ma anche i passaggi segnati dalle tappe di crescita del bambino e i successivi passaggi settennali che caratterizzano la biografia umana.
Ognuno di questi momenti si accompagna ad un cambiamento: si passa da uno stato precedente ad uno successivo.
Quindi possiamo dire che passaggio è sinonimo di cambiamento o trasformazione.
A volte lieve, impercettibile, quotidiano che si percepisce in tempi lunghi, dei quali rimangono segni, solchi, rughe presenti nel fisico o nell’anima che ci hanno trasformati quasi senza percezione cosciente. A volte, invece, passaggi bruschi ed improvvisi che aprono ferite e richiedono cure e dedizione per la guarigione, guarigione che mai è un ritorno allo stato precedente, ma manifestazione di un nuovo equilibrio, di una trasformazione.
Siamo esseri di passaggio, viaggiatori temporanei della fisicità, camaleonti della trasformazione declinata nel fisico nell’anima e nello spirito.
Di ognuna di queste sfere dobbiamo prenderci cura affinché il viaggio terreno risulti non un accumulo di esperienze di ogni tipo di cui non siamo mai sazi, ma una globale evoluzione piena di senso.
La coscienza di sé che l’io esercita fin dall’infanzia, immette nella forza del ricordo la possibilità di sentirsi contemporaneamente nel presente, ma anche collegato con il passato e con ogni futuro possibile, e fa dell’uomo l’unica creatura della terra che possa esercitare un pensiero e una volontà liberi.
Oggi, avere denaro in abbondanza sembra essere l’unico possibile esercizio di libertà, almeno per il cittadino occidentale, per permettersi lussi, cibi raffinati, viaggi esotici, studi migliori.
Il danaro e la libertà di spenderlo diviene così il fine ultimo di ogni processo di educazione, di carriera lavorativa e della raggiunta età della pensione da godere in esclusivo beneficio personale.
Eppure, per molti di coloro che vivono in quest’ottica edonistica e materiale, ciò spesso non basta a raggiungere la felicità.
Ad essi si contrappone chi in qualche modo trova gioia nella rinuncia, nella dedizione all’altrui bene, nel dare scopi sociali o spirituali alla propria esistenza, e senza perdersi nell’attivismo forzato, raggiunge più facilmente una maggiore capacità di sentirsi soddisfatto e in pace con la vita.
Ciò che agli occhi di molti può sembrare perdita, di tempo, di soldi, di energie, diventa invece sorgente di autostima, di forze di entusiasmo, di nuova conoscenza, di relazioni vivificanti e vivificatrici.
Cosa ci porta a percepire in questi differenti modi la nostra interiorità e gli scopi del nostro fare?
Come esseri umani necessitiamo fin dal concepimento e poi, in maniera più evidente con la nascita, di cure e attenzioni che ci permettono di vivere, di crescere, e di trasformarci.
Senza la dedizione della madre, del padre, degli educatori qualsiasi bambino sperimenterebbe del venire al mondo solo il dolore della “gettatezza”, dell’essere gettato nel mondo materiale di cui ci parla Heidegger.
Non solo.
Senza adulti che si muovano intorno al bambino, parlino e agiscano in maniera sensata e con un pensiero tendente ad uno scopo, il bambino mai imparerebbe a utilizzare le facoltà tipicamente umane del camminare, del parlare e del pensare che lo rendono cittadino della terra a tutti gli effetti.
Il mondo spirituale da cui proviene, nella sua estrema saggezza, bontà, verità, non contempla la dimensione spaziale e temporale per vivere sulla terra come esseri agenti in libertà.
E’ solo grazie alle cure e le attenzioni costanti di chi ci preserva e ci rispetta come individui fin dal primo venire al mondo che tali facoltà si rendono possibili.
Cos’è la cura allora? Cosa significa, rispetto dell’individuo e dell’individualità?
Cura è attenzione, è premura, è anticipazione del bisogno e della sofferenza, è conoscenza delle necessità, è prevenzione del dolore, è sacrificio, è tutto ciò che, come genitori o educatori, abbiamo sperimentato offrendo la nostra vicinanza, il nostro sonno, il nostro tempo a chi necessitava di questo per giorni, mesi anni. In genere la cura del bambino piccolo, pur se faticosa, è ben tollerata dai più, altrimenti la nostra specie si sarebbe estinta da tempo!
Ciò che oggi è più delicato e difficile da individuare è il rispetto.
A fronte della perdita di conoscenze, tramandate da generazioni di genitori, nonni, bisnonni, le conoscenze scientifiche portate come dogmi culturali hanno completamente oscurato il rapporto cosiddetto naturale e indotto nei neo-genitori un’insicurezza di fondo che solo la scienza allargata in senso spirituale può oggi illuminare e sollevare.
Le conoscenze antropologiche attuali difettano della visione completa dell’uomo in quanto essere fisico, animico e spirituale e lo sguardo che si ferma all’anima tende, per intrinseca natura, a conformare la condotta del bambino, fin dalla più tenera età, non verso la libertà e la creativa unicità dell’individuo, ma verso un’omologazione comportamentale tipica del mondo animale.
Rispetto del bambino e della sua libera individualità significa consegnare al bambino gli strumenti cognitivi affettivi e volitivi, per l’esplicazione di atteggiamenti non ripetitivi, obbligati e omologati secondo “le consuetudini della cultura benpensante di un’epoca”, come ci invita Rudolf Steiner nella prima conferenza del corso di pedagogia curativa[1]. Significa riconoscere in lui il portatore, il corifeo del nuovo che vuol venire al mondo con i caratteri della imprevedibilità, della meraviglia e della totale disponibilità. Vuol dire non fare pressioni conformative né riempitive di contenuti preconcetti, ma dare al bambino gli strumenti per generare il nuovo secondo il suo volere, nel momento e nei tempi opportuni. Significa proteggere i giovani adolescenti dalle mortifere nuove esperienze iniziatiche di droghe reali e virtuali, che li indirizzano verso la propria autodistruzione, e non lucrare sulle loro fragilità e sul bisogno disatteso di idealità e moralità.
Oggi siamo di fronte ad una deriva pericolosa che sta subdolamente entrando nei nostri ordinamenti legislativi, nelle nostre scuole, negli indirizzi terapeutici prevalenti, che non tiene affatto conto di questo tipo di rispetto individuale e spirituale.
Gli esempi a questo riguardo sono moltissimi.
Uno tra tanti è tratto dalle Linee Guida Educative di Genere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, recepite prima in Europa e poi in Italia con l’insegnamento della sessualità già nei bambini della scuola materna ed elementare, con particolari aberranti in cui non voglio ora scendere, giustificati come educativi nei confronti della propria libertà sessuale e di sostegno contro ogni discriminazione relazionale. E’ palese come i tempi evolutivi del bambino, il rispetto del suo immaginario, la libertà delle sue scoperte siano in questo modo totalmente ignorati e sconvolti.
Un altro esempio di mancato rispetto dell’individuo è l’obbligo verso trattamenti sanitari ritenuti salutari per l’individuo e la collettività che si impongono per l’accesso alla scuola.
Non parlo solo della vaccinazione, ma anche del recente obbligo della mascherina da indossare per tutto il tempo della permanenza a scuola con grave danno della salute.
Il deficit dell’ossigenazione cerebrale e l’aumento della anidride carbonica nel nostro organismo, attaccano direttamente il senso della vita, e ciò renderà difficile esercitare movimenti di pensiero altrettanto quanto quelli fisici.
Sappiamo, infatti ,che il processo dell’apprendimento è sul piano più alto sostenuto dai processi vitali[2] fisiologici dell’omeostasi organica, del benessere organico. Apprendere è anche prendere da altri qualcosa e farlo proprio, digerirlo e rigenerarlo nuovo e trasformato.
E così come non posso nutrirmi con la mascherina che impedisce fisicamente al cibo di essere ingerito, così anche fisiologicamente la mancanza di un giusto equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica, tra il lavoro della coscienza e quello della rigenerazione vitale viene da questa impedito, viene minata la possibilità di formarsi, in modo sano, un pensiero autonomo prendendo in sé il pensiero altrui, per generare il proprio, evoluto e critico.
Si creano così le fondamenta di una nuova umanità modificata cognitivamente e in modo programmato fin dalla più tenera età.
Spostando poi la nostra attenzione su un altro piano e prendendo spunto dai disagi dei bambini con ritardo dello sviluppo, ci sono terapie largamente utilizzate per la riabilitazione, come la pratica cognitivo comportamentale e le sue discendenti, o come la comunicazione aumentativa e alternativa, le quali sono spesso palesemente applicate in contrasto del rispetto e della dignità dell’individuo.
Il bambino in difficoltà è considerato come un soggetto da addestrare attraverso comportamenti indotti obbligati, che non tengono affatto conto di una educazione umana, di una educazione del cuore, di un’educazione empatica, che si muova su sostrati profondi universalmente umani e profondamente spirituali, quali quelli sostenuti dalla Legge Pedagogica[3] ancora una volta donataci da Rudolf Steiner grazie al corso di Pedagogia Curativa.
Quante altre riflessioni sul tema del rispetto violato dell’infanzia e quindi dell’umanità troviamo se ci guardiamo intorno?
I passaggi dall’infanzia all’adolescenza, alla giovinezza e all’età adulta sono tutti in crisi oggi, o manipolati, attraverso il pensiero materialistico di coincidenza uomo-macchina e, ancora di più, con l’era tecnologica ormai in piena azione, attraverso il messaggio messianico del Transumanesimo, dell’uomo computerizzato succube dell’intelligenza artificiale.
La vicenda Covid che ci ha visti rinchiusi in casa e distanziati in tutto il mondo ha ben dimostrato le capacità di controllo e di dominio di massa che le nuove tecnologie e i media sono in grado di fornire oggi e di fatto ha mostrato al mondo intero, ma forse in Italia più che altrove, i due poli fragili e ignorati della nostra società: i bambini da una parte e gli anziani dall’altra.
Così come il venire al mondo richiede cure e attenzioni particolari che riguardano il bambino ma anche i genitori, e l’ambiente a lui intorno in senso lato, anche il momento biografico occupato dall’anziano, spesso malato e bisognoso, nella maggior parte dei casi non autosufficiente, di nuovo richiede un rispetto della dignità della persona, peraltro non sempre direttamente suscitatrice di altrettanta tenerezza e compassione.
Il senso di protezione indotto spontaneamente dal bambino piccolo può venire meno quando una persona adulta anziana o malata, magari ci prende a male parole, o non vuole ascoltare i nostri consigli, testardamente fissata con le sue particolari vedute. Oppure, rotto ogni freno inibitorio, può palesemente farci dispetti, o persino, con comportamenti inadeguati, farci sentire incapaci della gestione della sua vita.
Quante persone care, vicine a noi, ritroviamo in questa descrizione?
Quanti momenti particolari riemergono attraverso ricordi di situazioni in cui più che empatia di fronte alla altrui sofferenza, abbiamo provato rabbia, frustrazione, dolore?
Le conoscenze della Scienza dello spirito riguardo la nostra costituzione e i corpi sottili connessi al corpo fisico ci aiutano e ci possono sostenere in questi momenti. Come il bambino, venendo al mondo, cerca una strada per l’incorporazione progressiva dell’animico-spirituale nel corporeo, così nell’anziano il processo dello svincolamento in atto fa emergere, ad esempio, una astralità non più guidata da un Io. Si mostra allora un ego profondamente dominato dal piacere e dispiacere corporei portati avanti dal corpo astrale e sentiti, in maniera assoluta, come imprescindibili.
L’Io va progressivamente allontanandosi e la presenza del mondo spirituale si palesa attraverso la vicinanza di anime defunte, chiamate e nominate, a volte, al posto delle persone presenti accudenti.
Di nuovo è la Legge pedagogica che ci ricorda come possiamo essere accanto a queste persone con la centratura del nostro Io o addirittura con l’appello a un Sé superiore chiamato a donarci forze di pazienza, sopportazione, comprensione, empatia.
Tenere presente lo spirito immortale e nello stesso tempo fragile della persona che abbiamo davanti, ci sostiene e ci guida a compiere con i giusti sentimenti quanto è necessario in ogni occasione.
Ci sostiene anche la coscienza che tutta la vita umana non è altro che un continuo morire e che in fondo il nostro vivere quotidiano è un processo di malattia cronica, pensiero affermato già nell’antichità dalla saggezza primordiale.
Allora, le conoscenze della Scienza dello Spirito Antroposofica ci si palesano come viatici di guarigione lungo tutta la vita.
A questo proposito Rudolf Steiner ci ricorda come il processo di apprendimento possa essere considerato come un processo di guarigione, affermazione valida non solo per il giovane che avanza nella scuola e nella vita, ma per ognuno di noi lungo il cammino della propria biografia.
Avere una concezione del mondo, e soprattutto una concezione spirituale, si rivela essere un processo che riverbera guarigione per l’intera umanità.
Ecco allora che le cure e le attenzioni che spargiamo intorno a noi, siano esse per i bambini, per i genitori, per gli anziani, ma anche per le situazioni e i bisogni dell’altro essere umano nelle sue necessità viventi, diventano un cammino iniziatico per ognuno di noi e ci ricordano che il nostro passaggio sulla terra non è che una fase temporanea e temporalmente limitata della nostra eternità spirituale.
Questo ci chiama a riconoscere in ogni anelito di vita che si trasforma in incarnazione, lo sforzo indomito e coraggioso, affinché la Pesach, la liberazione dalla schiavitù terrena, diventi Pasqua di Resurrezione, ovvero riconoscimento del Divino che è ogni essere umano, a cui ci chiama inafferrabile l’imitazione del Cristo, e che nel vangelo si esprime con amore e cure verso i bambini, i malati, gli infermi e, infine, con la morte in croce come dono supremo, cancellazione dell’io mortale per risorgere, vivo, nell’Io spirituale.
Un ultimo aspetto su cui vorrei riflettere è il passaggio epocale che stiamo vivendo.
Oggi più che mai si rivela necessaria nel mondo intero, una Medicina per l’Organismo Sociale.
La disumanizzazione che invade ogni aspetto della vita, sociale culturale ed anche economica, è presente da anni ormai, sotto gli occhi, ma soprattutto alla coscienza di tutti.
L’attacco diretto ai periodi più fragili del nostro cammino terreno, ai nostri momenti di trasformazione e di passaggio, dall’infanzia all’adolescenza alla vecchiaia, attuato già da molti anni diventerà sempre più grave, ma non sarà notato, sarà offuscato perché divenuto abituale, così come l’accettazione dei controvalori morali sta diventando la normalità.
E’ nostro dovere, come conoscitori della Scienza dello spirito, adoperare ogni nostro sforzo e competenza per portare nel mondo la conoscenza del mondo spirituale.
Il Cristo ci ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi della terra.”
Occorre considerare seriamente queste parole.
Solo la ricerca della rivelazione del Cristo in tutti i fenomeni e in ogni campo, ci permetterà di portare un nuovo senso del sacro in ogni aspetto della vita, sia esso sociale, che politico, scientifico o culturale, nella pedagogia come nell’assistenza ai bisognosi o nella cura della terra e delle sue creature.
Concludo con una citazione da Steiner:
”Occorre che l’umanità priva di pregiudizi venga permeata da quel che può offrire la scienza dello spirito orientata antroposoficamente, e che con intransigenza caratterizzi proprio questa scientificità moderna, là dove diventa un nonsenso.
Siamo di fronte ad una situazione enormemente seria.
Perciò va continuamente sottolineato che, tra noi, debbano insorgere quanti più possibile di coloro che avvertono questa serietà, che non vogliano soltanto sedersi e ascoltare un po’ per compiacersi delle verità antroposofiche, bensì vogliano introdurre attivamente in tutta la vita quel che la Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente vuole essere per la vita, e che hanno anche il coraggio e la forza di presentarsi là dove è necessario…questa opposizione è necessaria per la salvezza dell’umanità” [5]
Anche qui la frase del caro dottor Leonelli è quanto mai attuale e profetica dei nostri compiti, sociali e morali, presenti e futuri per una Medicina dell’Organismo Sociale che consideri “nella cura dei passaggi la nostra umanità.”.
Grazie a tutti voi
[1] Rudolf Steiner, Corso di Pedagogia Curativa , Editrice Antroposofica, O.O. 303, prima conferenza
[2] Cfr Rudolf Steiner, Antroposofia. Un Frammento Editrice Antroposofica, O.O.45, conferenze sui Processi vitali dell’organismo e per i Sensi, di base, mediani superiori.
[3] Rudolf Steiner, Corso di Pedagogia Curativa cit., seconda conferenza.
[4] Cfr nota 2
[5] Rudolf Steiner, L’uomo nel suo divenire Editrice Antroposofica, O.O. 206
Comments are closed.