“Mentre gli animali guardano proni alla terra, all’uomo è stato dato un volto eretto per guardare il cielo e volgere gli occhi alle stelle.”     (Ovidio I sec. d.C.)

 

“So di essere transitorio e mortale, ma quando scruto le infinite rotanti spirali delle stelle, i miei pensieri non poggiano più sulla terra………..ma lassù, al fianco di Zeus, io bevo la mia coppa di ambrosia, celeste bevanda degli dei! ”   (Tolomeo II sec.d.C.)

 

Come sembrano lontani questi sentimenti e questi pensieri da quelli dell’uomo contemporaneo!

Immerso nelle sue molteplici attività pratiche, pressato dai ritmi frenetici della quotidianità, quando mai alza lo sguardo per immergersi nelle meraviglie del cielo stellato?

La sua vita è sempre più separata da quello che si svolge negli spazi cosmici, e, qualora la sua curiosità intellettuale lo induca ad interessarsene un poco, l’universo che gli viene descritto appare come un immenso spazio vuoto in cui ruotano corpi celesti di cui vengono forniti numeri di inimmaginabili grandezze per indicarne distanze, dimensioni, velocità, un gigantesco complesso meccanismo privo però di vita. E quanto il nostro aspirante studioso del cielo viene via via apprendendo concorre a farlo sentire un’entità di ben scarsa rilevanza di fronte a queste inconcepibili misure di cui stenta a formarsi un’ immagine reale, procurandogli la mesta e penosa esperienza della sua assoluta solitudine in quel vuoto immenso.

E che dire poi del mondo stellato che viene incontro ai bambini attraverso veicoli spaziali, rampe di lancio, pupazzi vestiti da astronauti e via dicendo!

Da ogni parte viene così a mancare un sentimento di ammirazione e rispetto per ciò che opera su negli spazi cosmici e che non sentiamo più appartenere anche alla nostra realtà terrena.

 

milky-way-984050_1920Viviamo in un’epoca ‘spaziale’, ma il cielo non è mai stato così silente come lo è ora per noi uomini di questo tempo. Abbiamo perso i contatti con i fenomeni che la volta celeste quotidianamente ci presenta, non siamo più consapevoli di quello che lassù succede, non sentiamo più di far parte dell’intero universo. E quella meravigliosa linea, prolungamento della nostra spina dorsale di uomini eretti, che punta in basso al centro della Terra e in alto verso l’immensità dello spazio cosmico, è come se fosse tagliata sopra la nostra testa, interrompendo così ogni collegamento con il mondo degli astri.

stonehenge-1442245Eppure, molto prima che conquistassero la scrittura, che padroneggiassero i numeri, che costruissero templi e strade, gli uomini si erano dedicati all’osservazione paziente e costante del cielo notturno e diurno con grande ammirazione e autentica riverenza, ricavandone quei preziosi risultati che sono il nucleo iniziale dell’astronomia, la quale è da considerarsi davvero la più antica delle scienze. E in verità tutti gli uomini di quei tempi lontani, e non solo sacerdoti, astronomi e navigatori, avevano un rapporto diretto e costante con i fenomeni celesti di cui coglievano innanzitutto le qualità e non solo le quantità che tanto interessano all’uomo del nostro tempo, e di questi stessi fenomeni percepivano chiaramente lo stretto rapporto che intercorreva con le loro vite.

Non si vuol certo disconoscere che dal telescopio in poi gli studi astronomici abbiano raggiunto grandi acquisizioni scientifiche, né che il desiderio di conquistare lo spazio abbia contribuito ad ampliare le conoscenze.

Dovremmo però domandarci se tutto questo soddisfi pienamente la nostra interezza di esseri umani, se dia nutrimento anche alla nostra anima. Non rispondono forse queste indagini così sofisticate principalmente alle esigenze del nostro intelletto? E la loro estrema complessità non induce spesso l’uomo che pur desidera accostarvisi a ritrarsene impaurito per l’evidente difficoltà di comprensione?

Mentre da un lato l’astrofisica raggiunge vette di straordinaria complessità, l’uomo si sente sempre più sperduto e del tutto impreparato di fronte ad esse.

Occorre dunque che la dicotomia tra esperienza di pensiero ed esperienza sensoria venga colmata. Occorre che l’uomo ricominci a fidarsi dei suoi sensi e si immerga nella contemplazione del cielo e dei suoi fenomeni così come li vede, perché il punto di osservazione della Terra è una realtà tanto quanto lo è ogni altro punto di osservazione nello spazio. Ma qui stiamo noi, ed il cielo che si mostra da qui è quello che ha una diretta relazione con noi. Così, senza negare le conoscenze, pur così complicate, che la scienza ci porta incontro, da qui dobbiamo cominciare!

Perché parlare di questo argomento?
Perché sarebbe bello se nella nostra interiorità provassimo una benefica spinta a ricollegarci con le meraviglie del cielo stellato, col ritmico movimento dei corpi celesti ed anche con le bizzarrie di certi fenomeni, se potessimo riconquistare un vivo sentimento di vicinanza e di appartenenza, se ci dedicassimo all’osservazione diretta nutrendoci in primo luogo di tante bellezze e poi, a poco a poco, con il solo aiuto dei nostri occhi e della nostra pazienza, cominciassimo ad orientarci in quelle vastità, a ritrovare via via questo o quel corpo celeste, a percepire il moto di questo o quel pianeta così come il percorso del sole o quello della luna nelle varie costellazioni in questo o quel periodo dell’anno, o del mese, e anche del giorno. Se riprendessimo a fidarci dunque dei nostri sensi che sperimentano gli eventi celesti dal nostro punto di osservazione, senza con ciò negare il nostro pensiero che sa che da altri punti di osservazione nello spazio apparirebbero altre realtà, non certo coincidenti, bensì complementari.

moonshine-960797Tutto ciò nutrirebbe la nostra anima riempiendola di ammirazione e di gioia, e ne trarremmo anche vivide forze per la nostra vita.

Se poi pensassimo come i bambini da poco hanno lasciato la sfera celeste e se ne sentano inconsciamente vicini, sdraiarsi insieme a loro in una notte estiva volgendo lo sguardo in alto e cominciando a mostrar loro questa o quella stellina, raccontare la storia di questa o quella costellazione, facendo loro sentire come amiamo e ammiriamo questa volta celeste, può dare una conferma ad un sentimento profondo di appartenenza all’intero mondo stellare che si nasconde nella loro interiorità, riempiendo la loro anima di tanta gioia e felicità.

A cura di Silvana Motta.